SPECCHIO
ECONOMICO


   
 
 
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Iraq

Il destino degli iracheni e
quello dei partiti italiani

di CLAUDIO F. FAVA

Quanti il Italia, per esperienze personali e altro. Nutrono amicizia verso il mondo arabo, sono preoccupati per certi proclami preliminari che, con superficialità, rappresentano il preambolo alle prossime elezioni. La campagna elettorale è all’orizzonte ed i cittadini sono chiamati ad esprimere un voto sul governo Berlusconi: senza le dichiarazioni dei politici, da un lato compiacenti dall’altro senza costrutto, saprebbero cosa fare.
Tutti i giorni vivono i problemi economici del Paese ma, mentre alcune categorie possono diluire gli svantaggi nel tempo, altre non possono farlo.
Problemi nuovi si sommano ai vecchi ed il significato di “internazionalità” è mutato: non è soltanto positivo, ma contiene una serie di rischi legati al progresso, come quelli costituiti dallo sviluppo dei Paesi dell’Est e della Cina in particolare. I rischi del terrorismo inoltre hanno inciso sulla tipologia dei consumi: in che misura?
Nel frattempo molte famiglie si erano abituate a consumi che prima non esistevano neppure: consumi certamente nuovi, ma diventati ormai quasi primari ed ai quali nessuno più pensa di rinunciare, come ad esempio il telefono per per ogni membro della famiglia, internet, la pay-tv; e soffrono per la mancata crescita di risorse economiche da destinare ad altri consumi. E molte famiglie tanti nuovi consumi non possono permetterseli.
Come ha spiegato lucidamente Jeremy Rifkin nel suo libro “L’era dell’accesso”, solo venti anni fa una percentuale di prodotto interno destinata all’acquisto di prodotti e servizi relativi al settore della comunicazione non esisteva o comunque era grandemente inferiore a quella di oggi. Con la fine dei monopoli della SIP e della RAI e la nascita di Mediaset, Tim, Vodafone, Infostrada, Fastweb, Alice, Tre, Sky ed altri, la situazione è profondamente cambiata e con essa le abitudini di vita.
In contrapposizione a tutto ciò in altri settori invece, come quello della casa, i vecchi problemi sono rimasti.
Nonostante sembri che la domanda sia scemata, ad esempio quella dei meridionali emigrati nel Nord che non chiedono più case, oggi un appartamento nel centro di Torino raggiunge 10 mila euro al metro quadrato e a Roma i 15 mila, ossia venti volte di più degli anni 80.
Che cosa non funziona in questo incredibile sistema Italia, nel quale convivono nello stesso schieramento politico leader come Umberto Bossi della Lega Nord e Marco Follini dell’Udc, e nello schieramento opposto Fausto Bertinotti di Rifondazione Comunista e Francesco Rutelli della Margherita?
E magari fossero solo questi i problemi da risolvere. Perché proclami come “Abbandonare l’IRAQ entro due settimane dalla vittoria”, espressi da esponenti dell’Unione di centrosinistra non c’è solo indifferenza verso la vita di milioni di elettori iracheni, ma soprattutto donne, che hanno espresso la loro volontà nelle recenti elezioni: milioni di madri che hanno lanciato una richiesta di aiuto a tutte le famiglie del mondo. Ma c’è in quel proclama ignoranza ed egoismo, perchè non tiene conto delle conseguenze per il popolo iracheno e perché, pur di attaccare un avversario politico interno, non si esita a diventare complice di un massacro.
Ammesso che sia stato commesso un errore da parte degli Stati Uniti abbattere un sistema politico autoritari, guidato da una piccola percentuale di fanatici interpreti delle leggi coraniche, bisogna evitare di compierne un altro perché abbandonandoli al loro destino, non ci sarà salvezza per coloro, che hanno accettato e sperato, per sé e per i propri figli, un avvenire diverso.
Vive fuori dalla realtà chi pensa che gli esponenti di un Iraq religioso e fondamentalista non si vendichino contro chi è andato a votare.
Altra cosa è proporre, per i soldati italiani in IRAQ, un compito ancor più sociale, di aiuto per esempio nella protezione civile, nella sanità o nell’agricoltura, con il coinvolgimento dell’ONU.
L’ONU è l’organismo sul quale fare pressioni per concordare una via d’uscita lungimirante e pratica; in questa direzione bisogna lavorare per ottenere il risultato nel quale si crede, se ci si crede veramente.
Non è giusto scherzare col fuoco, quando chi si scotterà è un altro.

   
  Novembre 2005
Pag. 68